La crescita economica nell'Eurozona, che di recente ha registrato un'accelerazione e che secondo le previsioni si attesterà sull'1,4% nel 2015 e l'1,8% nel 2016, dovrebbe garantire un altro anno positivo per l'Europa centro-orientale nel 2015.
È questa una delle principali conclusioni dell'ultimo "CEE Quarterly", rapporto trimestrale sui Paesi CEE pubblicato da UniCredit Economics & FI/FX Research e dedicato all'attività economica nella regione.
Le esportazioni dalla regione beneficieranno in particolare della ripresa economica dell'Eurozona, mentre le misure monetarie espansive della BCE dovrebbero incentivare gli afflussi di capitale e al contempo mantenere contenuti i costi di finanziamento.
L'offerta abbondante e la domanda stagnante probabilmente manterranno il prezzo del petrolio a livelli depressi per un certo periodo di tempo, il che dovrebbe imprimere slancio al reddito disponibile e ai consumi.
Le riforme e i fondamentali sono essenziali per una crescita più rapida
Il contesto esterno favorevole offre alle banche centrali locali l'opportunità di tenere i tassi di interesse a livelli eccezionalmente bassi per un periodo di tempo prolungato, proseguendo sul cammino delle politiche monetarie espansive in atto.
I bassi costi di finanziamento potrebbero fornire ai governi un certo margine per il sostegno fiscale, soprattutto nei Paesi in cui deficit e debito pubblici sono a livelli moderati.
"Non tutti i Paesi dell'Europa centro-orientale, però, potranno trarre vantaggio nello stesso modo dalle condizioni favorevoli", ha sottolineato Lubomir Mitov, Responsabile della ricerca economica per l'Europa centro-orientale (CEE) di UniCredit. "I Paesi che ne beneficieranno di più sono quelli che presentano fondamentali solidi e sono più avanti nel percorso delle riforme." Tra questi figurano i Paesi baltici, la Polonia, la Slovacchia, la Slovenia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria, che hanno aderito all'Unione europea nel 2004, oltre alla Bulgaria e la Romania, divenute membri dell'UE nel 2007.
Questi Paesi dell'UE-CEE, orientati alle esportazioni, dovrebbero essere in grado di utilizzare appieno i propri vantaggi competitivi e gli stretti legami economici con la Germania. Di conseguenza, quest'anno la crescita del PIL reale dovrebbe accelerare al 2-3%, fatta eccezione per la Polonia, in cui la crescita supererà il 3%.
Nonostante molte economie UE-CEE ora presentino tassi di inflazione negativi, è improbabile che assisteremo a un sostenuto scenario deflazionistico. Questo perché le diminuzioni dell'inflazione sono in gran parte riconducibili al prezzo contenuto del petrolio e ai tagli dei prezzi regolamentati, i cui effetti si sono in larga parte esauriti. Sembra che i prezzi al consumo si siano già avviati verso una ripresa, ma, anche in quel caso, l'inflazione rimarrà contenuta anche per gran parte del prossimo anno.